Trasea Petus padovano (vedi sua statua n. 4 in Prato della Valle) filosofo, poeta e senatore romano, venne fatto morire da Nerone nel 66 dopo Cristo, come già abbiamo narrato Trasea lasciò a Roma sua figlia Fannia e la sua eroica moglie Arria le quali furono esiliate in un'isola quasi deserta. Nel 69 salito al potere Vespasiano che tanto amò Padova ed i padovani, le due donne vennero liberate è richiamate a Roma dove vissero parecchi anni in pace e dove la madre morì. Nell'anno 81 salì al trono Domiziano che odiava i filosofi e i letterati perché con la loro onesta condotta disapprovavano il tristo vivere generale. Il letterato Erennio Senecione fu da quel tiranno fatto morire per aver lodato in un suo libro il nostro Trasea Petus, e Fannia figlia di Trasea fu di nuovo relegata in un'isola, perché accusata di aver date a Senecione delle notizie per scrivere la vita del suo grande padre. Citata Fannia a comparire davanti al Senato per venir giudicata, rispose agli interrogatori dell'accusatore con grande fermezza d'animo e confermò quello di cui veniva accusata, senza avvilirsi e senza porgere né preghiere né suppliche. Così la nostra eroica concittadina tornò in esilio. A quei tempi, così infelici per i virtuosi, visse a Roma un'altra matrona padovana chiamata Serrana Procula, della quale Plinio scrisse un grande elogio dicendo che essa era' lo specchio della più alta virtù non solo per la viziosa Roma, ma per Padova stessa, benché si sapesse quanto nella nostra città fossero rigidi e severi i costumi delle donne. Anche il poeta Marziale che tutti criticò nei suoi « Epigrammi» la cita come esempio di virtù. Niente si sa della fine di Serrana, solo si sa che entro la corrottissima Roma vari padovani e padovane colà dimoranti si resero modelli di onestà e saviezza. Tra coloro rifulse anche Tito Mustio Padovano che fu senatore e tribuna di Roma. e Olibio Massimo di Este che tornò in patria a morire. anzi nel 1500, quattordici secoli dopo, venne trovata nei dintorni di Este la sua tomba la cui iscrizione venne riportata dal nostro conte Orsato.
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